Quando Minorca si fa odiare: ovvero 10 buoni motivi per NON trasferirsi a Minorca

Continuo a leggere su internet articoli sui buoni motivi per trasferirsi a Minorca.

Mi spiace deludervi, ma oggi non sono qui ad elencarli.

Da tutti i miei post trapelano i buoni motivi per decidere di vivere su quest’isola. Forse, però, non tutti tengono in considerazione gli aspetti negativi di Minorca, prima di decidere di trasferirsi, e questo porta in loro grande delusione e crisi una volta qui.

Ecco, dunque, dieci buoni motivi per non trasferirvi a Minorca.

Non dite poi che non vi avevo avvertito!

1) L’umidità: Minorca è un’isoletta minuscola circondata dal mare. L’umidità è inevitabile. Certo, ci sono zone meno umide e zone più umide, però su tutta l’isola si respira l’umidità e questo non giova alla salute. Finché splende il sole, possiamo anche dimenticarcene, ma di notte, quando piove e soprattutto d’inverno, l’umidità penetra nelle ossa… e nelle pareti di casa.

Le case, infatti, non hanno il riscaldamento: uno penserebbe che, visto il problema dell’umidità, le case siano ben costruite ed isolate. No! Niente riscaldamento, quello buono intendo, fatto di termosifoni ad acqua calda. Qui il massimo che troverete sono split ad aria calda/fredda e caminetti o stufe a legna. A questo si sommano i cattivi materiali con cui vengono costruite le case (il marés, primo fra tutti), fredde in inverno e calde in estate.

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Gli impianti elettrici, per Ciutadella

Umidità e mancanza di riscaldamento compromettono decisamente lo stato delle case e di tutto ciò che racchiudono. Non azzardatevi a lasciare la casa chiusa per più di due settimane mentre siete in vacanza: ritroverete tutte le scarpe, oggetti di pelle, pareti e tutti gli armadi di legno ricoperti di muffa. Di conseguenza, passerete ore a selezionare quello che può essere salvato e altre giornate a lavare i muri con la candeggina e ad imbiancare ogni primavera.

2) a Minorca non ci sono centri commerciali né grandi magazzini: scordatevi LeRoy Merlin, Decathlon, Mediaworld, Brico, etc. Nei momenti di shopping (e non parlo solo di “capricci”, ma anche di acquisti “obbligati” quali un aspirapolvere che si è appena rotto o uno zaino) avete quindi tre possibilità: 1) andare al negozietto in centro –chiuso in siesta e week end- e decidervi sui 2-3 modelli che hanno, a prezzi esagerati 2) collegarvi via internet e fare shopping online, aspettando mediamente 1 o 2 settimane per la spedizione 3) prendere un traghetto o aereo, raggiungere Mallorca o Barcellona e tornare con gli acquisti.

Scordatevi quindi i sabati e le domenica passate a gironzolare per negozi, sia per necessità di fare compere, sia per passare il tempo, soprattutto quando piove.

3) l’isola è completamente soggetta al tempo atmosferico. Se soffia la tramontana: 1) non arriva la nave con i viveri e gli scaffali dei supermercati sono vuoti 2) aerei e traghetti non partono, quindi non si scappa dall’isola e si è isolati 3) internet e luce possono abbandonarvi, soprattutto in caso di tempesta.

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Se piove, non c’è nulla da fare, quindi si sta chiusi in casa. Minorca è famosa per le spiagge, quindi ovviamente il turismo “sole e mare” è quello che spinge spagnoli e stranieri a visitare l’isola ogni estate–e, diciamocelo, vivere al mare è davvero un lusso-. Se è nuvolo, si può sempre fare una delle tante passeggiate alla scoperta dell’isola. Ma se il tempo è inclemente? In inverno, quando piove incessantemente e soffia la tramontana, chi esce di casa?

4) a Minorca in generale si lavora solo 6 mesi l’anno, da maggio ad ottobre. Se non si ha un contratto indeterminato o “fijo-discontinuo” (a chiamata ogni stagione), non si può avere un mutuo, non si può avere la tessera sanitaria europea, non si può prendere la maternità. I figli vanno “programmati” perché nascano in inverno, perché non ci si può permettere di non lavorare durante la stagione. Dovrete, infatti, imparare a risparmiare e riuscire a vivere 12 mesi, lavorandone solo 6 (sempre se siete fortunati). Non aspettatevi meritocrazia e possibilità di carriera, perché il settore principale è il turismo (e qualunque altro ambito è escluso) e, per quanto possiate aver fatto esperienze all’estero, viene sempre assunto “l’amico di”, “il cugino di”.

5) per uscire dall’isola dovete necessariamente prendere un aereo o un traghetto. Questo significa che le compagnie aeree hanno il monopolio dei prezzi e, anche se avrete il 50% di sconto sui biglietti, se dovete prendere un aereo d’urgenza, dovrete comunque fare sempre scalo (d’inverno) e pagare prezzi allucinanti. I tempi per arrivare in Italia, oltre che raggiungere le 12 ore (considerando guidare fino all’aeroporto, check in e arrivo a destinazione finale) possono includere anche qualche notte in aeroporto (sempre d’inverno).

6) la mentalità isolana è davvero chiusa. La gente non ha voglia né intenzione di cambiare o di provare qualcosa di diverso, è abitudinaria ed è restia a tutto ciò che c’è di nuovo. Un esempio pratico? “Questo lavoro lo faccio così perché l’ho fatto sempre così negli ultimi 50 anni; poco importa se tu hai lavorato e avuto esperienze all’estero e hai visto altri metodi molto più efficaci”. Fare amicizia è davvero difficile, perché, a meno che non conosciate gente che è uscita dall’isola a studiare, i minorchini tendono a rimanere con minorchini e diffidano degli stranieri o, comunque, li guardano male, il che non invita a conoscerli. Ciò non toglie che, una volta conosciuti, siano persone generosissime e sempre disposte ad aiutarti: ma il primo approccio è sempre traumatico.

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7) per tutto ci vuole tempo: tutta la burocrazia per noi italiani all’estero passa per esempio per il Consolato di Barcellona, questo significa tempi lunghissimi per tutto!! Qualunque pratica, a confronto con altri luoghi della penisola, ha tempi di attesa infiniti, perché in tutti gli uffici se la prendono con calma. Che da un lato va bene, niente stress per chi lavora: ma lo stress viene a noi che guardiamo loro lavorare con così tanta lentezza. Questa “lentezza” vale sia sul lavoro, che nella vita quotidiana. State guidando in una strada a senso unico e la macchina di fronte a voi si ferma e non da segni di spostarsi: che succede? Probabilmente il conducente sta chiacchierando con un conoscente per strada, oppure sta scaricando la spesa. Che non vi venga in mente di suonare il clacson! Si aspetta. Punto.

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8) Minorca non eccelle nell’educazione né nella sanità. Ci sono alcune cose che dovete considerare prima di trasferirvi qui. Per quanto riguarda le scuole, l’insegnamento viene fatto in catalano. Non esistono asili o scuole d’infanzia che restino aperti dopo le 14, quindi scordatevi un appoggio per i genitori che lavorano nel pomeriggio. L’”università” è in realtà una sede distaccata di Maiorca, con poche facoltà disponibili. Gli studenti devono quindi obbligatoriamente uscire dall’isola per seguire corsi.

Parlando di sanità, sull’isola c’è un ospedale centrale a Mahón dove vengono effettuati gli esami specialistici; tuttavia la disponibilità di medici e chirurghi non è ampia, tanto che per interventi cardiovascolari, neurochirurgici, complicazioni in caso di parto, i pazienti devono essere trasferiti in elicottero ambulanza a Maiorca: questo elicottero, che fino al 1 di maggio 2016 funzionava solo dalle 8 alla 20 (oggi, per fortuna, 24 ore su 24), ci mette 20 minuti a trasferirvi da isola a isola. Ecco: evitate di farvi venire un infarto e di aver bisogno di un intervento d’urgenza. Inoltre, non è la prima volta che pazienti vengano portati in aeroporto dallo staff dell’ospedale per un trasferimento in eliambulanza e che debbano rimandare la partenza perché la barella non entra nell’elicottero. Scusate? Le misure non si prendono prima??

9) L’offerta culturale è limitatissima. Ci sono due cinema su tutta l’isola e un teatro; i musei sono piccolissimi in confronto a quello che si trova in Europa. Avendo visto fiere ed eventi in Italia e all’estero, qui tutto è deludente. D’altra parte, c’è mancanza di personale che sappia organizzare qualcosa di culturalmente interessante, e poi c’è mancanza di pubblico interessato, visto che uno degli eventi tanto attesi qui è Sant Joan e poter cavalcare un cavallo diventa una delle massime aspirazioni. Se si volessero poi frequentare corsi particolari o specifici, bisogna uscire dall’isola.

10) La solitudine. Anche se vi trasferite qui con la famiglia, non avrete mai genitori, zii, cugini, fratelli accanto a voi. Il che a volte è un bene, altre vi verrebbe voglia di piangere. Non ci sarà la nonna a cui affidare i bambini prima di correre al lavoro. Non ci sarà la mamma a comprarvi un minimo di viveri quando sarete costretti a letto dall’influenza. Non ci sarà la sorella per una chiacchierata e un abbraccio nei momenti no. Non ci sarà la cugina per un caffè mentre vi racconta degli ultimi capricci della figlia. Non prenderete in braccio vostro nipote e non lo vedrete crescere, se non via Skype. Dovrete contare solo su voi stessi e trovare dei veri amici, il che è molto difficile in terra minorchina.

Considerate e valutate bene tutti questi motivi, prima di prendere una scelta. Siete davvero disposti a rinunciare a tutto questo? Perché arriverà il giorno in cui magari dovrete mettere in discussione tutto e la scelta può pesare tanto se è stata presa alla leggera o se avete sottovalutato cose per voi davvero importanti.

Io la mia scelta l’ho fatta, mi ci sono voluti 5 anni per decidere, anni in cui avevo altre priorità e Minorca all’epoca non avrebbe soddisfatto quello di cui avevo bisogno.

Però ora sono felice e non mi pento affatto, nonostante i momenti di crisi ci siano stati spesso come spesso ho dovuto mettere in dubbio ogni decisione, adesso come non mai.

Ogni giorno mi chiedo se ho fatto la scelta giusta, se ne è valsa e ne vale ancora la pena: per fortuna, i momenti che mi ha regalato Minorca in questi due ultimi anni, così come le persone che ho conosciuto, mi danno la risposta. Una risposta che ho avuto davanti agli occhi per tanti anni senza rendermene conto. E la risposta non è mai stata così semplice e chiara come la vedo oggi.

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23 pensieri riguardo “Quando Minorca si fa odiare: ovvero 10 buoni motivi per NON trasferirsi a Minorca”

  1. Insomma, una carrellata di banalità, superficialità, e idiozie scritte da chi farebbe meglio a trasferirsi in una periferia metropolitana con tutti i centri commerciali che vuole a portata di macchina. Chi scrive è un isolano italiano, che conosce bene il significato di vivere su di un’isola. E quello che ho letto è nient’altro che spazzatura.

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    1. Caro Anonimo, il titolo riassume il contenuto dell’articolo: parlo degli aspetti negativi di vivere a Minorca, aspetti che condividono tutte le persone che conosco (minorchini inclusi) che vivono sull’isola tutto l’anno e hanno vissuto in altre parti del mondo, ragione per cui possono fare un confronto. Se anche tu hai passato vari inverni sull’isola e hai opinioni differenti su questi aspetti, ti invito a condividerli con i lettori, sarebbe molto interessante sentire una visione diversa. Ad ogni modo, se ho scelto di vivere qui è perché gli aspetti positivi sono per me ben più importanti.

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  2. quante cose mi vengono in mente, batte forte il cuore quando si parla di Minorca. Viverci è stato un sogno per tanti anni, ma questa è la realtà. Uno pensa di passarci anche la vecchiaia, ma ospedali e umidità… A questo punto dobbiamo goderci l’isola quando siamo ancora (abbastanza) giovani. Spero di parlare con te qualche volta. Grazie per quello che ha scritto

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    1. Alla fine, Marco, è sempre questione di priorità. Tutti questi aspetti io li conosco bene, ho imparato ad accettarli e a volte a riderci anche sopra, ma è bene conoscerli prima di prendere una decisione.

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      1. già… coi miei tentativi di trasferirmici, in pratica Minorca è la mia vita : inconcludente… Ma forse è il segreto per rimanere giovani…

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  3. Questi punti che hai elencato possono tranquillamente adattarsi a qualsiasi piccola isola italiana o comunque a tutti i piccoli borghi marinari. Non potrei aver descritto meglio alcune realtà che vivi quotidianamente. Vivere circondati dal mare e con gli isolani o comunque in un piccolo borgo non è semplice, soprattutto se arrivi da una grande città, ma se riesci a cogliere l’essenza della bellezza e della grandezza della natura che ti circonda capirai che la maggior parte di tutto ciò che ti sembrava urgente o importante in realtà era superfluo e che i tempi della vita sono molto diversi da quelli che ci impongono le metropoli. Per il problema sanitario non andiamo troppo lontano, fuori dalle grandi città anche in Italia tempi e trasporti sono gli stessi.
    Parola di una Milanese che si è trasferita in un piccolo borgo marinaro. I momenti di sconforto esistono, è normale….ma poi chiudi gli occhi, inspira il profumo intenso dell’aria che ti circonda, ascolta il mare…e ti ricorderai perché hai fatto quella scelta.
    PS in questo momento sono in vacanza a Minorca nel bel mezzo di una bufera!

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    1. ciao mi chiamo vanni e scrivo da bergamo e fra breve mi trasferiro a minorca nonostante se ne parli mallssimo. Ho 69 anni e sono solo al mondo felicemente in attesa di cominciare a vivere dopo anni di autostrade di automobili di amicizie ormai risicate .
      Prendero’ un appartamento in un piccolo paese lo faro’ diventare bellissimo in perfetto stile minimal e con una piccola barchetta sotto casa.
      chissa’ che non ci si incontri .

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    2. Esatto, Laura, alla fine è una questione di priorità e necessità. Sono cresciuta sui colli bolognesi, ma ormai che ho provato cosa vuol dire vivere a due passi dal mare, non potrei più vivere senza le onde come sottofondo.

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  4. Io trascorro i 6 mesi invernali a Minorca ed effettivamente se non si ama rimanere soli col rumore del mare in tempesta ed il forte vento di tramontana non è l’isola che fa per te.

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  5. Le case nelle isole sono fatte in prismi semplicemente perché detto materiale viene composto usando cemento in polvere e sabbia inpastandoli con acqua in appositi macchinari. Tutto ciò risulta facilmente trasportabile su nave con costi e metodologie inferiori alla fabbricazione di manufatti in cotto ( mattoni,pignatte per solai,forati per pareti ecc.).Purtroppo il prisma è cavo all’interno,nella sua realizzazione abbisogna di un acceleratore chimico (tossico) che ne velocizzi la produttività, e per le sue caretteristiche assorbe grandi quantità di umidita e susseguente ristagno di aria nelle suddette cavità.
    Rinaldo

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  6. Wow! vivo a Fuerteventura da quasi tre anni e stavo considerando l’idea di buttare un occhio a Minorca perché l’ho sempre avuta nella mia lista “le cose da fare e vedere prima dei 30anni”….peccato che ne ho già 32 e Minorca non l’ho ancora visitata.
    Leggendo quello che scrivi, cambia l’arcipelago, ma la sostanza non cambia. perché allora mi rimane la voglia di vederla?
    Forza e coraggio a tutte noi che scegliamo il nostro posto dl mondo!

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    1. Ciao Bella! Fuerteventura l’ho solo visitata -ho vissuto invece a Gran Canaria-, ma non mi è proprio venuta voglia di viverci! Ovviamente, essendo anche quella un’isola ed ancora più “lontana” dal resto del mondo, credo proprio che abbia gli stessi aspetti negativi di Minorca, se non addirittura in peggio. Una vacanza, peró, la devi fare qui prima o poi.

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  7. Ciao Alice! anche io vivo in un’Isolachenonce, non Minorca of course, e devo dire che in particolare nella scena della muffa che cresce rigogliosa ovunque mi ci sono rivista parecchio (e ho anche discretamente riso, per cui, grazie!)

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  8. Buongiorno signora, mi scusi ma la prima voce del suo elenco mi suscita molta curiosita’, dato che so qualcosa di ristrutturazioni edilizie. Nessuno ha tentato di rendere piu’ igieniche le case cosi’ costruite? un isolamento, mettiamo, a cappotto, un impianto termico coi radiatori e serramenti di tipo moderno qui in Italia non avrebbero prezzi proibitivi, e il beneficio contro l’umidita’ sarebbe sensibile. Abito a Venezia Mestre, e di umido so qualcosa….
    Grazie e buon inizio di 2017.
    Francesco Spisani

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    1. Ciao Francesco, purtroppo, come spiego nel punto 6, i minorchini sono molto chiusi mentalmente e, se le case le hanno sempre costruite così, non hanno intenzione di cambiare. Le pareti delle case (anche quelle nuove, appena costruite) sono fatte di “blocchetti di cemento”, non di mattoni, forse perché costa troppo importarli. I radiatori non esistono, non arriva neanche il gas naturale qui e le caldaie per l’acqua calda vanno ad elettricità, il riscaldamento non c’è mai stato e non è qualcosa che i minorchini cercano. Ovviamente, anche qui si vede qualche casa costruita con i nostri standard, ma si parla di ville di milionari, non delle case “normali”, perché i costi sono sì proibitivi (parola del Pescatore che di cantieri di case nuove e ristrutturate ne ha visti).

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      1. Credo di capire; a questo punto, si tratterebbe di portare sul posto tutto il materiale, che magari si potrebbe fare, di trovare il personale che lo sa installare, e a quanto lei dice la vedo piu’ difficile, e soprattutto di gestire il quotidiano: se manca la rete del gas, le alternative sono il gasolio e il GPL, ma se non sono distribuiti normalmente, la vedo dura…Bah, meglio ancorare una nave e vivere a bordo! Buon inverno!:-)

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