I sogni, a volte, si avverano

You must do the things you think you cannot do.

Eleanor Roosevelt

L’essere umano non cerca spontaneamente il cambiamento, tende piuttosto a crearsi una routine e ad abituarsi alla cosiddetta “zona di confort”. Si chiama proprio così perché lì ci sta bene, oppure, se non la ama particolarmente, sa che restarci è molto più semplice che cercare qualcosa di nuovo.
Tutti i cambiamenti portano, infatti, sentimenti che spesso non vorremmo provare perché negativi e non piacevoli o perché non sappiamo come gestirli: paura, angoscia, ansia, incertezza, dolore, malinconia. Il prezzo da pagare può essere alto e non tutti sono disposti a farlo.
Se ci pensate bene, però, la vita in sé É cambiamento: nulla è statico, la staticità nella vita è la morte. Passiamo da bambini ad adolescenti, poi adulti e infine anziani, siamo in continuo cambiamento e dovremmo rassegnarci all’idea che non rimarremmo inalterati per sempre, sia a livello fisico che caratteriale, emotivo e psicologico.

Ecco.

Io avrei potuto continuare con il mio lavoro in turismo (tra l’altro un lavoro che mi piace e che ho cercato e poi difeso per diversi anni), molto probabilmente ottenere il posto di manager nel giro di un anno, per poi rendermi conto che, forse, lavorare troppe ore per un’azienda che non è mia e per cui -in fin dei conti- sono solo un numero, non mi rendeva felice.

Accettare le frustrazioni dei clienti sapendo che comunque dopo una settimana sarebbero tornati a casa loro, lasciandomi nella mia pace sull’isola.

Iniziare una nuova stagione a marzo con l’eccitazione di un’estate davanti, arrivare allo stremo ad agosto, e poi desiderare il meritato riposo ad ottobre, mese dopo il quale mi spettavano vacanze.

Sarebbe stata la cosa più semplice da fare. Perché non mi richiedeva più sforzi e tutto quello che avevo me lo ero guadagnata con sudore e finalmente me ne stavo godendo i frutti.

E invece no.

Come ben sapete se mi seguite sul blog e come già accennato negli ultimi post, a me le cose facili non piacciono più di tanto, mi annoiano. Non posso stare ferma ad aspettare che succeda qualcosa, ho sempre bisogno di nuovi stimoli e sfide, e soprattutto con la crisi del COVID19 ho iniziato a farmi molte domande e a rivalutare la mia vita in terra minorchina. È come se, non intenzionalmente (perché ormai non rispondo più ai canoni che la società ci impone), l’approssimarsi dei 35 anni – in aggiunta a tutte le altre condizioni socio-economiche, prime fra tutto appunto la pandemia- mi avesse posto di fronte alla domanda esistenziale: “Che cosa ne vuoi fare della tua vita?”.

Forse ce l’ho nel sangue o forse è la mia vena acquariana dominata da Saturno e Urano che porta a questa mia eccentricità.

Le decisioni per me sono difficilissime, quindi immaginate quanto sia stato energeticamente estenuante per me intraprendere questo progetto, soprattutto in solitaria.

In questi mesi di preparazione ho appreso mille mestieri: ho acquisito conoscenze in pittura, muratura, idraulica, montaggio porte, piastrellatura, stuccatura, montaggio pavimento, aria condizionata, giardinaggio, arredamento. Per non parlare di assumere le veci di capo cantiere, coordinando tutte le persone coinvolte nel progetto e passando le giornate tra polvere e cemento. A questo si è aggiunta tutta la parte burocratica e amministrativa, nonché di social media marketing, gestione aziendale, ricerca fornitori, clienti e negoziazioni.

Sono stati mesi difficili, come vi spiegavo qui. Tuttavia, sono fermamente convinta che se le cose devono andare in un certo modo o se alcune ci spettano, l’universo farà di tutto per farcele avere.

Certo, mi sono buttata in quest’avventura da sola, ma il progetto non sarebbe stato possibile senza l’aiuto di moltissime persone, che vorrei ringraziare.

Per cominciare, grazie a quel ragazzo che, su mia richiesta specifica, l’universo mi fece trovare un sabato mattina di novembre del 2020 sul Camí de Cavalls, mio primo cliente e che mi incentivò nel mio sogno imprenditoriale. Quello fu solo l’inizio.

Un grazie speciale a Berlino, che mi ha dato una boccata di vita, soprattutto dopo un anno piuttosto statico a Minorca per via del COVID. L’esperienza in terra tedesca è stata essenziale per convincermi che stavo inseguendo il MIO sogno.

Ringrazio anche tutta la community di Acroyoga. Berlinesi e non hanno più volte fatto da cavie per miei nuovi esperimenti, oltre a rallegrarmi il soggiorno nella capitale.

Grazie alla mia coinquilina, pazza acquario come me, che mi hai preparato più volte la cena, facendomi assaggiare nuovi piatti nepalesi e portandomi un sorriso quando distrutta tornavo a casa la domenica dopo una giornata di 10 ore in piedi senza fermarmi.

Grazie a Dilek, che con santa pazienza mi ha accolto nella sua cucina, svelandomi i suoi segreti e le sue ricette.

Grazie a tutti i ragazzi che durante i tandem hanno cercato di mantenere una conversazione con me in tedesco, tra un’idea di business e l’altra. Se il mio livello di tedesco è migliorato è proprio grazie a loro, certo, magari non ho recuperato il livello che avevo alle superiori, ma almeno ho perso la vergogna a parlarlo.

Grazie a te, mio Superhéroe, che da buon giocoliere mi hai insegnato a far volare più palline allo stesso tempo, in equilibrio precario, ma sempre con un sorriso sulle labbra, e che mi hai fatto tornare la speranza. Berlino senza di te non sarebbe stata la stessa.

Un grazie immenso alla mia famiglia di sangue, che ha creduto in me e mi ha sostenuto (anche economicamente) in questo progetto che ho intrapreso pensando erroneamente di conoscerne tutti gli aspetti a fondo. Tu mamma che mi hai sempre difesa nella mia pazzia, mentre tu papà che da imprenditore sapevi benissimo cosa volesse dire scegliere un percorso come il tuo e mi hai sempre avvertito e consigliato. E grazie a te, sorella, che mi hai illuminato sul mondo vegetale e sei stata la mia prima sfida.

Grazie alla mia famiglia allargata (qui a Minorca), fatta di amici che hanno appoggiato la mia idea e dato infiniti suggerimenti, oltre ad assaggiare ogni esperimento, fino all’approvazione finale. Per non parlare delle parti pratiche come montaggio, pulizie, decorazione e dettagli.

Grazie a te, Canario, che nonostante tutto mi hai sopportato, anche nei momenti di stress, e mi hai dato preziosi consigli. Come saggiamente hai detto un giorno: “Tu no eres una emprendedora, eres una soñadora”. Ed hai pienamente ragione perché, con tutte le difficoltà e ostacoli che mi sono trovata sul cammino, da imprenditrice mi sarei fermata prima. Ma, a differenza di un imprenditore, “no se pueden domar los soñadores”.

E grazie a te, Naufrago, che ogni giorno mi hai illuminato con avvertimenti e contatti, tra un caffè e un abbraccio. L’universo ti ha messo sulla mia strada proprio nel momento esatto in cui avevo bisogno della tua presenza.

Per ultimo, ma non meno importante, grazie a tutti gli operai e installatori, ingegnere, decoratrice, grafico, perché avete messo in pratica quella che era soltanto una mia idea, tollerando la mia esigenza e sorbendovi la mia pressione, per creare quello che oggi per me è davvero un luogo semplicemente perfetto, addirittura più bello di quello che io mi sarei mai immaginata.

Grazie a tutti, perché senza ognuno di voi questo progetto non sarebbe mai stato lo stesso.

Oggi per me si avvera un sogno. Un progetto che ho coltivato durante quasi due anni, che mi ha richiesto sacrifici (e non pochi), come lasciare momentaneamente la mia vita a Minorca per quella di Berlino, oltre a rinunciare ad un lavoro sicuro e di carriera.

Ho tanti dubbi e paure, ma so che se non mi lancio mi pentirò per sempre di non averci provato. Non so nemmeno se avrò più tempo per me (anche se lo spero davvero) almeno all’inizio, non so se potrò continuare a scrivere per il blog, perché non avrò più un inverno di pausa. Non so come si svilupperà questo percorso, se riuscirà a mantenermi né se avrà futuro. Ma vi posso assicurare che ci ho messo tutta me stessa, la mia anima, passione e creatività, e tanto, tanto amore. E questo si riassume tutto nel nome che ho scelto.

Oggi apre le porte il mio nuovo progetto di vita: MERAKI – Pastelería viajera.

Una pasticceria in cui troverete una varietà internazionale di dolci: non mancheranno le proposte della pasticceria italiana, ma soprattutto torte che ho scoperto in tutti questi anni in giro per il mondo. Perché la mia anima viaggiatrice doveva pure fare la sua comparsa. Sarà dunque una pasticceria in cui potrete viaggiare attraverso torte, biscotti, tartelette, muffins e cupcakes.

Un negozio in cui potrete passare velocemente per acquistare piccole delizie da asporto, chiedere torte su commissione per compleanni, eventi o matrimoni, ma anche una caffetteria dove gustare una fetta di torta o un cookie con un buon caffè o tisana.

Una pasticceria per tutti, perché ci saranno molte opzioni vegane e altre senza glutine, che riflettono il mio percorso alimentare degli ultimi anni, ricette che, vi garantisco, sono buone tanto quanto quelle originali.

Ma non vi dico nient’altro.

Seguitemi qui e se siete o arrivate a Minorca, passate a trovarmi.

Vi aspetto,


Silvia (o se preferite, per voi sempre Alice)

Che ne è stato dell’estate?

Otto mesi di silenzio sul blog.

Cari lettori, vi chiedo scusa per questa lunga pausa ma avevo talmente tante cose da dire e talmente poco tempo, che ho preferito il silenzio e qualche foto sui profili Instagram e Facebook per assicurarvi che sì, sono ancora viva e sì, sono ancora sull’isola.

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La mia Berlino

Io ho ancora una valigia a Berlino.
Marlene Dietrich

Vi avevo promesso un post su Berlino e, a un mese dal mio ritorno in terra minorchina, finalmente sono riuscita a scriverlo.

Un mese che, come sempre, è volato, facendomi rendere conto ancora una volta che il tempo ci sfugge dalle mani, soprattutto quando diventiamo grandi -per non dire che invecchiamo-.

Il mio ritorno a Minorca è stato emozionalmente intenso.

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There is no normal

Chi decide cosa è normale? La normalità è un’invenzione di chi è privo di fantasia.
Alda Merini

L’anno scorso, in piena pandemia, partecipando ad una di quelle catene che personalmente odio (perché per me sono perdita di tempo, che preferisco impiegare altrove, ma d’altra parte eravamo appena entrati in lockdown e non avevo ancora stabilito una routine), ho taggato una mia ex compagna delle superiori. A dire il vero, era la mia migliore amica al liceo.

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Quello che ho imparato di Berlino

Berlino: qui sono straniera e tuttavia è tutto così familiare. In ogni caso non ci si può perdere: s’arriva sempre al muro.

Il cielo sopra Berlino

Quattro.

Quattro sono i mesi necessari per imparare a conoscere un luogo nuovo, instaurare una routine e non sentirsi più completamente persi, tanto da iniziare a godersi il momento.

Quattro mesi per adattarmi ad una città che non avevo mai visitato prima, un’esperienza che ha presupposto un cambio di lingua, casa, lavoro, amici e conoscenze, abitudini.

Se ci riflettete, è una tempesta alquanto forte, visto che coinvolge tutti gli aspetti fondamentali (se non primari) della vita di una persona. E il cambiamento è sempre sconvolgente, che si abbia più o meno capacità di adattamento e che ci si sia abituati.

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Notizie da Nord

If it doesn’t challenge you, it won’t change you.
Fred DeVito

L’aria profuma di fiori.

È primo pomeriggio e ci sono 25 gradi, cosa che non mi aspettavo per niente qui a nord. Ma alla mattina le temperature sono più fresche e una leggera brezza muove le foglie degli alberi frondosi in cui si rifugiano uccellini che cinguettano. Un canto che si affievolisce man mano che mi avvicino alla strada principale, dove il campanello dei tram, le sirene delle ambulanze e le porte di chiusura dei treni scandiscono un ritmo ancora nuovo per me.

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Nuovi progetti, nuovi inizi

Dream big. Don’t let anybody make you believe you need to choose and give up some of your dreams as you can’t realise many at the same time.

Non mi sono mai piaciuti gli addii.

O meglio.

Ogni volta che facevo le valige era perché ripartivo verso nuove mete, alla ricerca del luogo da chiamare casa. Prima Spagna, poi Stati Uniti, poi Inghilterra.

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Paesaggi insoliti a Minorca: i macar

Si tende a pensare a Minorca come ad un’isola di sole spiagge di sabbia: in realtà vi sorprenderà scoprire alcuni paesaggi più insoliti come i macars o codolars.

I macars sono le spiagge formate da pietre di forma rotondeggiante (i macs, appunto, in catalano) per l’effetto erosivo del mare. Questo tipo di spiagge si trova ai piedi delle scogliere della costa nord di Minorca, dove durante le tempeste, soprattutto con la tramontana, la forza delle onde colpisce in modo continuato le rocce cadute, tanto da ottenere queste pietre dalla forma ovoidale. Parliamo di un processo di lunghissimi anni, tanto che alcune sono state levigate così bene da avere contorni molto definiti e rotondeggianti.

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Luoghi segreti di Minorca: i barrancs

Se c’è una cosa che mi sorprende di Minorca è che l’isola, pur essendo così piccola, racchiude paesaggi diversissimi tra loro che io, dopo ben 10 anni di vita minorchina, sto ancora scoprendo.

Qui vi parlo dei barrancs, ovvero le gole (o canyon) formate dall’erosione di corsi d’acqua, di grande valore ecologico e paesaggistico, per la flora e la fauna endemica che racchiudono.

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Cosa fare a Minorca in inverno

Lo so che siamo a primavera – non sono ancora del tutto impazzita – anche se le temperature odierne a Minorca ricordano le giornate di novembre sull’isola.

Eppure, se seguite il blog da un po’, sapete che per me l’inverno a Minorca è quel periodo che va da novembre ad aprile inclusi, cioè i mesi che non rientrano nella stagione turistica. Da qui il titolo di questo lungo post in cui voglio parlarvi delle cose che potete fare in inverno sull’isola, che fanno parte ormai della mia routine per “sopravvivere” agli inverni minorchini.

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Il paradiso esiste davvero